Domenico Pizzuti s.j. ci invia una nota derivante dall'osservazione di
programmi religiosi, per icone della Madonna di Fatima, viaggianti per chiese a Napoli e festitività mariane, con gli
interrogativi che questi sollevano.
A proposito di Madonne viaggianti per chiese
Cristianesimo o marianesimo?
di Domenico Pizzuti
Nelle mie passeggiate per le strade di Napoli spesso mi fermo a leggere i “pacchetti religiosi” esibiti alle porte delle chiese e basiliche napoletane in occasione di festività o celebrazioni particolari, come settimane in occasione della visita di un’icona della Madonna di Fatima che si sono ripetute in varie zone della città in questi mesi estivi. Una febbre mariana al di là del tradizionale mese di maggio, una Madonna viaggiante per le chiese, le strade, le piazze delle periferie o del centro di Napoli con i problemi che attanagliano le famiglie ed i giovani non solo per la scarsità di opportunità lavorative. Non possono passare inosservate questi eventi religiosi perchè non solo sono una spia ed il termometro di una certa religiosità, di una cultura religiosa che ha radici lontane, ma delle invocazioni, attese e speranze che nella crisi non solo economica si rivolgono al mondo celeste per quel che significa da parte di cittadini napoletani. E’ ricerca di consolazione si dirà nel grembo materno, ma certo questo mondo celeste - comunque inteso - si rivela più amico di quello terreno. Un’interpretazione antropologica del diffuso culto mariano nel Mezzogiorno si ritrova in studi storico-religiosi di Giuseppe Galasso , secondo il quale questo culto alla Madre“addolcirebbe” il severo culto al Figlio crocifisso.
Questi ritorni di culti mariani non sono solo un fatto religioso, se non altro perchè invadono spazi pubblici per processioni e pellegrinaggi, e meritano qualche riflessione per comprendere un fenomeno che attira gruppi di fedeli. Alla luce delle teorie sul mercato religioso, che hanno cercato di rispondere alle “insoddisfazioni” delle teorie sulla secolarizzazione nei paesi occidentali, si può dire che questi pacchetti o programmi religiosi anche a Napoli si posizionano su un mercato religioso più o meno ampio, in cui si incrociano offerte e domande religiose, o domande ed offerte religiose da parte di certi gruppi sociali, e contribuiscono o meno a perpetuare culti - come quello mariano – secondo modalità più o meno stereotipate. Naturalmente, sul mercato anche religioso, si possono fare altre offerte in rapporto a domande o meno.
Si rivela, a nostro avviso, in questi programmi di manifestazioni mariane una scarsa creatività perchè ritornano per le varie categorie di persone o comunità cristiane convocate gli stessi moduli religiosi (processioni con banda o meno, rosario, adorazione eucaristica, messa) tradizionali o aggiornati. Per non dire dell’assenza di tematiche sociali o esplicitamente di approfondimento teologico. Si attinge ad un immaginario religioso più o meno aggiornato nelle modalità, in cui campeggia il “prirncipio materno”, che mi viene più volte rammentate da sincere devote quando chiedo spiegazioni di un culto mariano fuori delle righe. E’ il ricorso e la fiducia alla “Mamma”, che secondo la dorrina cattolica è la Madre di dio ed appartiene ormai al “mondo celeste” dopo il passaggio terreno come per il Figlio.
Questo culto appare talora esorbitante, come in una rispettabile Basilica pontificia napoletana (S. Lucia a mare) dove appare qualificante nel proggramma per la visita dell’icone della Madonna di Fatima in questa settimana la narrazione a puntate in chiesa delle apparizioni ai pastorelli di Fatima e la proiezione in chiesa del film “Fatima”. Inoltre sono previste devozionalmente consacrazioni al Cuore Immacolato di maria di famiglie e fanciulli, obliando a nostro avviso la consacrazione di ogni cristiano attraverso con il Battesimo e la Cresima che devono essere vissuti in una vita cristiana coerente. Ci sembra che queste modalità in qualche modo non siano coerenti con la dottrina cattolica e l’anno della Fede promosso da Benedetto XVI . in cui bisogna approfondire le verità del credo cattolico in questa epoca di globalizzazione e di crisi non solo economica. Non sono un defensor fidei, ma almeno di una coerenza, proporzione, consequenzialità. Maria appartiene al mondo celeste per quel che significa e viene celebrata nella liturgia cattolica in diverse feste e invocata dai fedeli.
Di fronte ad accentuate manifestazioni di devozione mariana non solo nell’area napoletana, le cui principali festività sono riconosciute e celebrate dalla liturgia cattolica, si può formulare l’interrogativo: ci troviamo di fronte ad un cristianesimo e/o “marianesimo” (ci si perdoni l’introduzione del vocabolo) meridionale? Last but not least, al di là del sostegno e conforto offerto nel tempo a tante e tanti che l’hanno invocata, viene da pensare che non è un culto “pericoloso” che non sovverte modelli o strutture culturali e religiose, ed in secondo luogo che non può essere totalizzante ma sempre in direzione della fede cristiana, che è la vera sfida. Secondo un mio effato, per spiegare eccessi di culto mariano, noi sappiamo chi è Maria, donna, madre, partecipe della nostra umanità, cioè è a noi nota pur essendo ora “figura celeste”. Meno noto è Gesù Cristo figlio di Dio e figlio dell’uomo da Maria, profeta della salvezza divina, Signore del e dal mondo celeste.
Per quanto mi riguarda, al di là di altri aspetti della storia della salvezza, mi appare degna di ammirazione e venerazione, perché Maria nel corso della sua umile vita terrena, ci si perdoni, non si credeva la Madonna!
Napoli, 10 settembre 2013